BOLLETTA SCADUTA: COSA SUCCEDE DOPO GIORNI O MESI DI RITARDO
Ricevere una bolletta e dimenticarsene per qualche giorno può capitare a tutti. Ma cosa succede se il pagamento viene effettuato in ritardo? Quando si può davvero parlare di "bolletta scaduta"?
Per rispondere, è importante chiarire i tempi previsti per saldare la fornitura di luce o gas e capire cosa comporta lo sforamento della scadenza indicata.
I tempi ufficiali di pagamento della bolletta
In Italia, le bollette del gas e della luce hanno generalmente una scadenza compresa tra 15 e 20 giorni dalla data di emissione. La data entro cui effettuare il pagamento è sempre indicata con chiarezza nella sezione “scadenza” o “data di pagamento” della bolletta cartacea o digitale.
Il fornitore è tenuto a:
- Emettere la bolletta con un preavviso minimo (ossia con tempistiche che permettano di pagarla per tempo);
- Indicare chiaramente la data di scadenza;
- Offrire metodi di pagamento semplici, tracciabili e accessibili (bonifico, domiciliazione, carta, App o sportelli fisici).
Quando la bolletta si considera “scaduta”
Una bolletta si considera formalmente scaduta il giorno successivo alla data indicata per il pagamento, anche se nella pratica molti fornitori applicano una tolleranza di qualche giorno prima di procedere con l’invio di solleciti o l’addebito di eventuali interessi di mora.
Il consiglio è comunque di:
- Non aspettare oltre la scadenza per effettuare il pagamento;
- Controllare periodicamente lo stato delle bollette nell’area clienti del proprio fornitore;
- Attivare la notifica tramite email o App per ricevere un promemoria prima della data limite.
Un piccolo ritardo può sembrare innocuo, ma con il passare dei giorni può trasformarsi in una segnalazione, un sollecito formale o addirittura in una procedura di sospensione dell’utenza, se ignorato troppo a lungo.
Cosa succede se paghi in ritardo di pochi giorni
Un piccolo ritardo nel pagamento, anche solo di qualche giorno, non comporta immediatamente gravi conseguenze, ma non è del tutto privo di effetti. In questa fase iniziale, le azioni del fornitore sono volte principalmente a ricordare al cliente l’obbligo di saldare il dovuto, senza procedere subito a sanzioni gravi.
Se il pagamento non arriva alla data indicata, il fornitore ha il diritto di:
- Applicare interessi di mora: questi sono dei piccoli costi aggiuntivi, calcolati in base a un tasso legale (o più alto, se specificato nel contratto che hai firmato);
- Inviare un primo sollecito di pagamento: riceverai un promemoria via email, SMS o posta, che ti ricorderà l'importo dovuto e la nuova scadenza per saldare.
Questi interessi iniziali sono di solito modesti se il ritardo è davvero minimo. Tuttavia, se il tempo passa e la situazione non si regolarizza, le spese possono aumentare progressivamente. Inoltre, potresti essere segnalato internamente come "moroso", il che può portare a conseguenze più serie in futuro.
Tempi per regolarizzare la situazione senza conseguenze
Generalmente, i fornitori sono comprensivi e concedono un periodo di tolleranza dopo la scadenza della bolletta. Questo lasso di tempo può variare tra 7 e 15 giorni, durante i quali puoi ancora pagare senza rischiare il distacco dell'utenza.
Durante questo periodo "cuscinetto":
- La tua utenza rimane attiva, senza interruzioni del servizio;
- Puoi pagare in autonomia, senza bisogno di contattare il servizio clienti;
- In alcuni casi, se prevedi difficoltà a saldare l'intero importo, potresti anche richiedere una rateizzazione del pagamento in ritardo.
Per evitare qualsiasi disguido, è sempre una buona idea conservare la ricevuta di pagamento. Se saldi dopo aver ricevuto un sollecito, potresti voler inviare una copia della ricevuta al fornitore come prova del versamento.
Bolletta scaduta da 1 mese o più: cosa rischi
Quando il ritardo nel pagamento supera i 30 giorni, la situazione cambia sensibilmente. La tolleranza iniziale viene meno, e il fornitore può avviare azioni formali di recupero del credito, che possono culminare con la sospensione della fornitura. Per questo è importante non sottovalutare un ritardo prolungato, anche se si tratta di una sola bolletta.
Secondo sollecito e messa in mora
Dopo un primo sollecito informale (quello via e-mail o messaggio), il fornitore può inviare un secondo avviso, molto più strutturato. Spesso arriva come raccomandata con ricevuta di ritorno (A/R) o PEC (Posta Elettronica Certificata), rendendolo un documento formale. Al suo interno troverai:
- L'importo esatto da saldare, inclusi eventuali interessi e spese accumulate;
- Una nuova scadenza, che ti dà almeno 20 giorni dalla data di invio per saldare;
- L'avviso chiaro delle conseguenze in caso di mancato pagamento, tra cui la temuta messa in mora.
La messa in mora è un atto formale cruciale: certifica ufficialmente che il pagamento non è avvenuto e apre la strada a conseguenze serie, come il distacco della fornitura, l'attivazione di penali e persino procedure di recupero crediti tramite terzi. A questo punto, è fondamentale agire subito:
- Saldare l'importo completo, comprese le spese aggiuntive;
- Contattare immediatamente il fornitore per esplorare la possibilità di una rateizzazione dell'importo, se hai difficoltà a pagare tutto in una volta.
Distacco dell’utenza e riattivazione
Se il pagamento non avviene nemmeno dopo la scadenza indicata nella messa in mora, il fornitore ha il diritto di procedere con il distacco dell'utenza. Le modalità variano in base al servizio:
- Gas: la fornitura può essere ridotta o completamente bloccata chiudendo la valvola del contatore;
- Energia Elettrica: si inizia con una riduzione della potenza al 15% (rendendo difficile l'uso degli elettrodomestici), seguita dal distacco completo se la situazione non si risolve.
In entrambi i casi, per riavere il servizio attivo, dovrai prima saldare integralmente il debito. In più, sarai tu a farti carico di:
- Costi di riattivazione specifici;
- L'eventuale riapertura tecnica del contatore;
- I tempi tecnici per il ripristino, che possono richiedere fino a 7 giorni lavorativi prima che tu possa tornare a usare liberamente il servizio.
Il consiglio è chiaro: non arrivare mai a questo punto. Oltre ai disagi pratici di rimanere senza un servizio essenziale e ai costi aggiuntivi, rischi di compromettere la tua affidabilità come cliente. Questo potrebbe avere ripercussioni su future richieste di attivazione di servizi o sul cambio di fornitore, rendendo più complicate le tue prossime interazioni con le utility.
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