GENERATION CARBON, I PARCHI EOLICI SI APRONO AI BAMBINI DELLE ELEMENTARI

Le visite in Sicilia agi impianti di Sorgenia tra Trapani e Palermo hanno coinvolto circa 90 studenti provenienti da tre scuole del territorio. Salvatore Logiudice e Alfonso Baldacchino li hanno guidati alla scoperta dell’energia prodotta dal vento: “Un’esperienza coinvolgente. I piccoli delle nuove generazioni sono molto preparati e consapevoli sulla crisi climatica

Portare i bambini delle scuole elementari del territorio a visitare gli impianti eolici, per mostrare loro come funzionano, a cosa servono e che ruolo hanno nella transizione energetica e nell’abbattimento delle emissioni di Co2. L’idea, nata nell’ambito del progetto “ Generation carbon - guida al cambiamento climatico ”, è stata realizzata da Sorgenia in collaborazione con alcuni istituti scolastici situati nei Comuni in cui sorgono i propri impianti eolici, tra le province di Trapani e Palermo. A raccontare come è andata sono Alfonso Baldacchino, operation & maintenance manager, e Salvatore Logiudice, civil work & permitting manager degli impianti eolici di Sorgenia in Sicilia.

 

SALVATORE, CI RACCONTI COME È ANDATA, QUALI ISTITUTI SONO STATI COINVOLTI?

Nei tre giorni in cui abbiamo organizzato le visite sono stati coinvolti trentanove bambini di terza elementare dell’istituto comprensivo Marineo Mario Francese, a Bolognetta, che hanno visitato l’impianto eolico che sorge sul territorio di Marineo e Cefalà Diana. Diciotto studenti della scuola primaria Vittorino da Feltre di Campofelice di Fitalia hanno visitato l’impianto situato proprio tra Campofelice di Fitalia, Villafrati e Ciminna, mentre i ragazzi della scuola media Giuseppe Grasso hanno potuto visitare il parco eolico che si trova sul territorio del loro Comune, a Mazara del Vallo. Abbiamo così aperto agli studenti le porte dei nostri parchi eolici, e abbiamo coinvolto le scuole locali nel progetto Generation carbon: circa dieci istituti complessivamente negli undici Comuni interessati dalla presenza dei nostri sette impianti, due in Calabria e cinque in Sicilia.

 

CHE IMPRESSIONI E CHE EMOZIONI AVETE RICAVATO DA QUESTA ESPERIENZA?

E’ stato bello. Mi era capitato di partecipare ad altre visite delle scuole ai nostri impianti, ma si trattava di solito di ragazzi più grandi, che provenivano ad esempio da istituti professionali, e che guardano a questo settore come a un possibile sbocco professionale. Il mio timore iniziale era che i bambini delle elementari non sarebbero stati interessati, che sarebbe stato più difficile coinvolgerli. La sorpresa è stata che non solo sono stati molto curiosi, ma anche molto consapevoli della crisi climatica e del ruolo che le energie rinnovabili possono avere per tutelare il pianeta, le sue risorse e i suoi abitanti. Probabilmente è il frutto della formazione che ricevono in classe, ma anche del fatto che per fortuna del climate change oggi si parla molto, a differenza di quanto succedeva per la generazione dei loro genitori, che è anche la mia: quando eravamo ragazzi purtroppo l’ambiente non era un tema all’ordine del giorno. Da parte nostra, ovviamente, abbiamo provato a coinvolgerli utilizzando un linguaggio idoneo alla loro età, e stimolandoli a interagire durante i nostri interventi.

 

COME SI SONO SVOLTE LE VISITE?

Abbiamo iniziato nelle classi, dove per la prima ora abbiamo fatto un po’ di teoria su come sono fatti e come funzionano gli impianti eolici. Ma Abbiamo parlato anche di cambiamento climatico, combustibili fossili, fonti rinnovabili e transizione energetica, e delle varie forme di energia primaria presenti in natura.

Poi siamo andati sul posto a vedere gli impianti, e lì i ragazzi hanno dato sfogo a tutte le loro curiosità: ci hanno chiesto quanto sono grandi le pale, come funzionano, come fanno a produrre energia elettrica. Abbiamo fatto vedere ai bambini, grazie all’ausilio del collega Domenico Passantino, le operazioni di arresto del rotore e l’interno dell’aerogeneratore. Ovviamente le espressioni di stupore ci sono state sempre. Quando le pale si sono fermate moltiplicate le espressioni di stupore dei bambini, come se avessero assistito a uno spettacolo emozionante: è una cosa che se si vede per la prima volta è impattante anche per un adulto.

 

ALFONSO, COME È ANDATA DAL TUO PUNTO DI VISTA?

Sono totalmente d’accordo con Salvatore sul fatto che il valore aggiunto, in questo caso, è la spontaneità e la naturalezza con cui i bambini più piccoli si avvicinano a questi temi. Da parte loro, rispetto ai ragazzi più grandi, noto una maggiore attenzione agli aspetti più “nobili” che sono alla base del nostro lavoro: la salvaguardia ambientale, il rispetto per la natura, la produzione di energia in modo pulito. Questo fa certamente ben sperare per il futuro, dal momento che - se facciamo un paragone con la nostra infanzia - in queste nuove generazioni c’è una coscienza maggiore sui temi ambientali: bisogna darne il merito a chi li ha cresciuti e li ha formati.

 

AVETE IN PROGRAMMA DI REPLICARE QUESTA INIZIATIVA IN FUTURO?

La disponibilità dell’azienda è completa, sono convinto che ci sarà modo in futuro di portare altri ragazzi e altri studenti a visitare i nostri impianti. Anche in passato abbiamo fatto altre esperienze simili, ma sempre in situazioni in cui la richiesta veniva direttamente dal territorio. Le scuole ci chiedevano la disponibilità e noi abbiamo sempre risposto di sì. In questo caso invece abbiamo fatto un passo in più, il progetto è nato da Sorgenia, siamo stati noi a cercare e a coinvolgere le scuole, e abbiamo trovato la massima apertura. Il feedback che abbiamo ricevuto è stato estremamente positivo.

 

QUAL È LA COSA CHE TI HA COLPITO DI PIÙ DI QUESTA ESPERIENZA?

La particolarità più importante, dal mio punto di vista, è stata proprio nel legame con il territorio, delle piccole realtà locali: abbiamo incontrato bambini che erano già stati a fare una passeggiata all’interno del parco eolico, altri che erano figli di tecnici che lavoravano negli impianti. Quando viene in visita una scuola di una grande città la percezione è diversa, perché non vivono ogni giorno in questo contesto e probabilmente non sviluppano la stessa curiosità che hanno i ragazzi del posto. Mi ha molto colpito, ad esempio, il feedback che abbiamo ricevuto dalla scuola di Campofelice di Fitalia, un piccolo borgo di poche centinaia di abitanti, in cui la scuola elementare è composta soltanto da due classi miste, con bambini di età diverse e gli insegnanti che portano avanti programmi differenziati all’interno della stessa classe. Ci hanno spiegato che proprio il fatto di essere una realtà così piccola li penalizza nella partecipazione ai progetti, e che erano contenti di essere state scelti. Mi è sembrato di aver sperimentato un piccolo ma significativo esempio di inclusione.