CAREER PATH, NADIA PRANDO: “AI GIOVANI CONSIGLIO DI PUNTARE SULLE SOFT SKILL”

La Head of Finance di Sorgenia incontra un gruppo di studenti dell’Università Cattolica: “Tutti meritiamo di lavorare con passione. Per farlo è fondamentale conoscere a fondo sé stessi ed essere protagonisti delle proprie scelte. Non è soltanto questione di competenze tecniche, ma anche di motivazioni e capacità relazionali”

Mettere l’esperienza e le competenze a disposizione degli studenti nella parte finale del loro percorso universitario, per aiutarli a orientarsi e a immaginare il proprio futuro nel mondo del lavoro, dando una risposta alle loro curiosità e discutendo dei loro timori. E’ questo il senso degli incontri dedicati al career path organizzati dall’Università Cattolica di Milano. All’iniziativa, nello specifico alla sezione degli incontri dedicati ad approfondire le prospettive di chi vuole indirizzarsi all’area economico-finanziaria, ha dato il proprio contributo anche Nadia Prando, Head of Finance di Sorgenia. Martedì 10 ottobre ha incontrato in videoconferenza circa 25 studenti per raccontare la sua storia professionale e interagire con loro.

 

Nadia, come è nata l’idea di partecipare agli incontri sul career path della Cattolica?

Avevo iniziato a parlare di questa mia disponibilità con l’Hr, e quando si è presentata l’occasione mi ha fatto molto piacere. L’obiettivo che mi sono data è stato di condividere i miei 26 anni di esperienza mettendo i ragazzi al centro, raccontando quello che immagino possa essere loro utile nel percorso che stanno iniziando. La cosa che mi ha fatto molto piacere è che non ci siano stati cali di attenzione: abbiamo anzi registrato una buona propensione a interagire, con gli studenti che hanno risposto alle domande, hanno scritto in chat, sono intervenuti e hanno voluto entrare in contatto. Credo che siamo riusciti a creare un ambiente in cui si sono sentiti a loro agio, liberi di fare domande e scambiare impressioni. E devo dire di aver alla fine avuto la sensazione che il messaggio che volevo trasmettere sia arrivato.

 

Qual è questo messaggio?

Il concetto al centro del discorso, per il quale abbiamo stimolato l’interazione grazie a qualche semplice quesito su Mentimeter, non erano solo le competenze bancarie, economico-finanziarie e statistiche, ma le soft skill. Quando ci si orienta nel mondo del lavoro è importante partire dalla consapevolezza dei propri punti di forza, anche caratteriali, e non soltanto dalle competenze tecniche. Quando si affronta una nuova esperienza non si deve aver paura di fare domande, ed è importante mantenere il buon umore: “Non ha senso andare al lavoro musoni - ho detto loro - dovete essere i primi a essere soddisfatti di quello che fate, perché un clima sereno nell’ambiente di lavoro è imprescindibile, e una sorta di pre-requisito che viene prima delle competenze tecniche”. In altre parole, ho provato a tornare nei panni di quando, finita l’università, ho fatto le prime esperienze nel mondo del lavoro, per dire ai ragazzi quello che anch’io avrei avuto bisogno di sentirmi dire.

 

Quali sono le criticità che sono emerse dal confronto con gli studenti?

Quando diciamo che le soft skill sono fondamentali dobbiamo anche tener presente il fatto che spesso si fa fatica a farle emergere e ad ascoltarle, perché tutti sono focalizzati sulla performance. Per fare un esempio: nell’area finance si è chiamati a occuparsi anche di business e relativi flussi di cassa, ma per arrivare a questo è necessario confrontarsi con colleghi di aree diverse dalla propria, e non si deve aver paura di mettersi in gioco, di ascoltare e di ascoltarsi. Per questo c’è bisogno di grandi capacità di relazione: qualunque sia il lavoro e la posizione che si ricoprirà, si è chiamati a essere partner del business e a non essere autoreferenziali.

Per il prossimo incontro di questo genere mi piacerebbe fare qualche esempio pratico in più, per dimostrare che le competenze tecniche come valutazioni finanziarie, capacità di analisi e di fare previsioni, precisione, metodo e sintesi contano, ma che serve molto la capacità di parlare con tutti e soprattutto ascoltare per farsi idee precise su come procedere.

 

Ha parlato anche di come affrontare un colloquio di lavoro?

Sì, abbiamo fatto un focus su questo tema, parlando di motivazioni e di come immaginare il proprio percorso lavorativo in prospettiva. Tutto dipende dal seguire le proprie inclinazioni, senza mai sentirsi costretti. Saper fare un buon colloquio è utile sempre, sia per chi è in cerca di una nuova occupazione, sia per chi vuole progredire all’interno dell’azienda in cui già lavora grazie ai percorsi di job rotation. Ovviamente, sarà importante mostrare di conoscere l’azienda o la posizione per la quale ci si candida, e saper spiegare perché ci si propone, avere in mente la strada da seguire. Il messaggio, in sostanza, è di provare a costruirsi il proprio percorso lavorativo, perché quello che ci piace fare esiste, e strada facendo tutti possono scoprire come arrivarci e come mettere a frutto le proprie competenze.

 

Quali sono le paure dei laureandi?

Non mi hanno dato l’impressione di essere spaventati, ma ho voluto capire insieme a loro quali potrebbero essere le criticità che si troveranno ad affrontare. Ho sottolineato che non si deve aver paura di sbagliare, perché un percorso soddisfacente si costruisce anche attraverso una scelta iniziale che potrebbe rivelarsi non adatta. L’importante è avere sempre la voglia di mettersi in gioco: non si deve pensare che il primo lavoro sarà il lavoro della vita, c’è chi si realizza e cresce di più cambiando spesso e chi costruendo rapporti più a lungo termine. Non c’è un percorso che vale per tutti. Nel mio caso, ad esempio, lavoro da 26 anni e ho cambiato soltanto due aziende: ho fatto un percorso di carriera che mi ha visto cercare il contributo di lungo periodo, perché credo che questa sia la mia inclinazione. L’importante è che si abbia consapevolezza delle proprie soft skill, che si faccia un bagno di verità con sé stessi: perché tutti meritiamo di lavorare con passione, capendo cosa davvero ci gratifica, per essere protagonisti consapevoli del nostro futuro e non subire gli eventi.