Decreto Bersani

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Decreto Legislativo n. 79 del 16 Marzo 1999, ha recepito la Direttiva comunitaria 96/92 e ha dato avvio al processo di liberalizzazione del settore italiano dell'energia elettrica.

Il D.Lgs. 16 marzo 1999, n. 79, meglio noto come Decreto Bersani dal nome del suo promotore, è un atto normativo con cui è stata recepita la direttiva 96/92/CE in materia di liberalizzazione del mercato energetico.

Il contesto normativo

Il Decreto Bersani ha rivestito un'importanza epocale nell'ambito del mercato energetico italiano: con esso, infatti, è stato ufficialmente avviato lo smantellamento del monopolio esistente nel settore dell'energia elettrica, con un progressivo processo di liberalizzazione del mercato agli operatori privati. Grazie alle norme contenute in questo atto (poi sostanzialmente modificate nel corso degli anni successivi), si sono venute a creare, infatti, le condizioni per il progressivo ingresso nel mercato di numerosi operatori nel campo della fornitura energetica. Si tratta dell'attuazione dell'impulso proveniente dal diritto comunitario, da sempre sensibile alle tematiche della tutela della concorrenza e del libero mercato: grazie alla eliminazione dei vantaggi per l'ente di monopolio statale, infatti, l'obiettivo è quello di permettere maggiore scelta ai consumatori, chiamati a decidere in base alle condizioni prospettate da enti indipendenti in concorrenza tra loro.

Le principali innovazioni

Intervenendo su un mercato monopolistico come quello della filiera energetica, il Decreto Bersani ha innanzitutto spacchettato le diverse fasi del ciclo dell'energia (produzione, trasmissione, servizi di dispacciamento, distribuzione), introducendo norme che impongono la separazione societaria tra gli enti responsabili di ciascuno di questi ambiti. In secondo luogo, il Decreto è intervenuto per disciplinare compiutamente ciascuna fase, così da permettere ad una molteplicità di operatori di potersi inserire all'interno del mercato: ciò, ancora una volta, al fine di attirare l'ingresso di capitali privati e un maggior livello di concorrenzialità, sull'assunto per cui quest'ultimo genera un ribasso delle tariffe e condizioni più vantaggiose per gli utenti rispetto ad una condizione di monopolio. Contestualmente all'apertura del mercato agli operatori privati e al progressivo decremento del potere di controllo statale sulle diverse fasi della distribuzione dell'energia, si è posto il problema di arginare possibili abusi da parte degli operatori del mercato libero, volti, ad esempio, alla creazione di cartelli anticoncorrenziali o al ricorso a pratiche commerciali scorrette: a tal fine, il Decreto ha previsto l'istituzione di un ente regolatore a carattere pubblicistico (l'Autorità per l'energia), con compiti di controllo e monitoraggio sul corretto funzionamento del mercato libero.

La regolazione del servizio di produzione

Uno degli ambiti principali su cui è intervenuto il Decreto Bersani è quello relativo alla produzione di energia elettrica. Come noto, prima della liberalizzazione quest'attività era di esclusiva pertinenza dell'ENEL, ente di diritto pubblico in mano statale. Dopo la privatizzazione dell'ENEL (avvenuta insieme ad altre importanti privatizzazioni di enti pubblici a partire dagli anni '90), il Decreto Bersani ha imposto soglie di produzione energetica in capo all'ex ente di diritto pubblico, che non può produrre più del 50% dell'elettricità creata in Italia. A tal fine è stato imposto all'ente di vendere ad altri operatori parte della propria capacità produttiva (impianti, centrali e quant'altro), così da permettere la creazione di nuove società produttrici di elettricità: in questo modo è stato consentito l'ingresso nel mercato di nuovi operatori, i quali, dietro opportuna autorizzazione, hanno avuto la possibilità di costruire proprie centrali elettriche.

Le norme sul dispacciamento

Altro elemento del ciclo energetico su cui è intervenuto il Decreto Bersani è quello relativo al servizio di trasmissione dell'elettricità e del suo dispacciamento. In materia, le norme hanno stabilito l'affidamento della rete infrastrutturale ad un soggetto monopolistico: in controtendenza rispetto ad altri settori, infatti, si è ritenuto più opportuno concentrare in mano ad un unico soggetto la gestione della rete elettrica, obbligando quest'ultimo a concedere a qualunque società di fornitura dotata delle caratteristiche adeguate di poter usufruire della rete. In questo modo, la gestione della rete avviene da parte di un unico ente, ma più fornitori privati (per intenderci, le società con cui si concludono i contratti di fornitura per le utenze) sono abilitati ad utilizzare le infrastrutture per il trasporto della propria quota di energia elettrica. In questa direzione si è avuta la dismissione delle infrastrutture energetiche da parte dell'Enel e la creazione di una nuova società denominata Terna, che gestisce e controlla la rete elettrica nazionale.

Distribuzione e vendita

Ultimo aspetto inciso dal Decreto Bersani concerne la fase di distribuzione dell'energia elettrica dalla rete nazionale alle singole utenze a media e bassa tensione. Tale ambito di gestione della rete è stato disegnato da queste norme su base territoriale, creando diversi distributori su base geografica: da ciò deriva la circostanza che caratterizza la distribuzione finale per cui ogni regione (o, a volte, una provincia) possiede una determinata società di distribuzione. Per quanto concerne, infine, la vendita di energia elettrica, questa fase è stata quella principalmente interessata dal processo di liberalizzazione: si è permesso a molti operatori di entrare sul mercato in veste di società fornitrici. Tuttavia, all'inizio si è disegnata una distinzione tra clienti idonei e clienti vincolati, riservando solo ai primi la possibilità di rivolgersi agli operatori privati e vincolando i secondi al mercato tutelato. Questa distinzione, tuttavia, è stata superata successivamente a partire dal 1° luglio 2007; la stessa distinzione tra mercato libero e tutelato verrà a scomparire con l'apertura definitiva del mercato nel giugno 2019.

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