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IMPATTO AMBIENTALE DEL CONSUMO DI ENERGIA ELETTRICA


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Il consumo di energia elettrica , o meglio, a monte, la sua produzione, comporta naturalmente l'impiego di combustibili fossili e altri agenti inquinanti che, data la tossicità delle emissioni, comportano un notevole impatto ambientale . Ne consegue che, tolte dal discorso le fonti a base di energie rinnovabili, sono molteplici gli effetti ambientali e clinici che derivano dal consumo di energia elettrica.

L'impatto ambientale dei combustibili fossili

Dal momento che, attualmente, la principale fonte di produzione dell'energia elettrica rimane quella legata ai combustibili fossili (carbone e petrolio), ne consegue che l'impatto ambientale legato alla produzione di energia elettrica è molto alto dal punto di vista dell'emissione di CO2 (anidride carbonica) nell'atmosfera, costituendo quest'ultima il tipico prodotto di scarto dei processi di combustione che occorrono per il funzionamento delle centrali. Oltre all'anidride carbonica, la produzione di energia elettrica (e, conseguentemente, i suoi livelli di consumo presso la popolazione) da fonti non rinnovabili, è casa di ulteriori fattori inquinanti: da un lato, si possono considerare tutti i gas di scarto prodotti dalla combustione, che presentano un elevato tasso inquinante nell'atmosfera con effetti deleteri anche per la popolazione umana; dall'altro, invece, venendo all'altra principale fonte di produzione dell'energia elettrica, il nucleare, si attiva la produzione di scorte che possono presentare livelli residui di radioattività per milioni di anni. Limitatamente a queste ultime, se è vero che l'impatto inquinante immediato è pressoché minimo, la pervicacia delle scorie radioattive è indice di preoccupazione, data l'elevata rischiosità associata a questi residui: ne deriva la fondamentale importanza delle operazioni di stoccaggio, volte all'indebolimento delle scorie (operazioni che, come anticipato, richiedono diverse centinaia di migliaia di anni per arrivare a termine). Non va dimenticato, inoltre, che la storia recente testimonia tutti i rischi connessi al nucleare, in termini di dispersione accidentale della portata radioattiva delle centrali a rischio.

I gas inquinanti

Venendo all'altro gruppo di emissioni che occorre considerare per valutare l'impatto ambientale del consumo di energia elettrica, il ricorso alle fonti non rinnovabili è in grado di produrre biossido di zolfo (SO2), ossidi di azoto (NOx) e monossido di carbonio (CO), oltre ai particolati, tutte sostanze molto nocive per la vita umana. In particolare, il biossido di zolfo deriva dalla combustione del carbone e del petrolio che ne contengono in parte e produce conseguenze respiratorie importanti, quali faringiti e disturbi di vario genere agli occhi. Viceversa, gli ossidi di azoto, derivanti dal coinvolgimento dell'aria nel processo di combustione, determinano l'innalzamento dello smog fotochimico. Il monossido di carbonio, invece, è un gas estremamente nocivo, data la sua attitudine asfissiante sull'organismo ed è un normale prodotto della combustione parziale dei combustibili a base organica (quali appunto il carbone e il petrolio, che derivano da organismi viventi fossilizzati).

L'inquinamento dell'aria

Oltre alle emissioni inquinanti, il consumo e la produzione di elettricità sono idonei a rilasciare nell'atmosfera anche particolati, cioè sostanze e polveri diffuse in aria, che possono presentare un diverso diametro e una diversa pericolosità, a seconda dei combustibili e delle tecnologie impiegate. Da questo punto di vista, le centrali che determinano la maggior diffusione di particolati sono quelle che si basano sul carbone e sul petrolio, mentre il metano produce un minor livello di emissioni sia di polveri che di gas serra e di gas nocivi. Ne consegue, limitando il nostro interesse alle fonti non rinnovabili, che le centrali elettriche a metano e, conseguentemente, gli strumenti che si basano su questo prodotto per la creazione di energia (si pensi alle caldaie domestiche e alle automobili) comportano il minor carico di impatto ambientale.

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